Vai al contenuto

Gray

Da Oscar Wilde

di Alessandro Balestrieri e Francesco Altilio
una Coproduzione Teatro della Caduta, Matutateatro

L’anima nasce vecchia, ma ringiovanisce: questa è la commedia della vita. Il corpo nasce giovane e invecchia: questa è la tragedia della vita.

Oscar Wilde

Qualche anno fa il McCann Truth Central ha condotto un studio mondiale sul tema dell’invecchiamento. Secondo il report Truth about Age in generale le persone di tutte
e fasce d’età non stanno rispettando le aspettative tradizionalmente associate alla loro fase di vita. Ecco così che nel campione, due terzi delle persone di circa 70 anni, credono di non essere troppo  vecchi per un appuntamento romantico, mentre il 57% dei ventenni ha paura della morte. Nella società dell’immagine infatti sembra sia proibito invecchiare: siamo ormai legati a modelli di bellezza  e successo che si identificano con la giovinezza eterna. Sono i giovani a prendere le luci della ribalta eclissando chi non lo è più. I vecchi sono inutili, improduttivi, brutti e posti ai limiti della società.  Si ricorre allora ad ogni mezzo pur di nascondere lo scorrere degli anni, pur di assicurarsi una finta giovinezza che, un po’ come la “signora imbellettata” di Pirandello, ad un’attenta analisi non può  non muovere a compassione. In questo contesto si inserisce la gerascofobia, termine coniato per indicare una particolare forma di fobia riguardo l’invecchiare e il trascorrere del tempo. Ad essa si associano timori riguardo la propria identità, il proprio valore personale, la possibilità di rimanere soli e incapaci di provvedere a sé stessi. Insomma, in quest’epoca di gerascofobici in quanti  ogniamo di avere un ritratto che invecchi al posto nostro? Partendo dalla celebre opera di Oscar Wilde GRAY o sulla paura della vecchiezza è un racconto sulla contemporaneità. Il romanzo resta sullo sfondo, è solo un pretesto, il topos, utilizzato per estrapolare alcuni testi che, insieme a poesie in lingua originale dello stesso autore, ci servono a raccontare una storia altra; siamo davanti ad  un nuovo Dorian, un giovane che il giorno dopo il suo trentesimo compleanno vede allo specchio il suo primo capello bianco. Il lavoro è basato su una forte relazione fra testo e musica; il tutto è  infatti sorretto da una grande partitura musicale originale composta di pari passo con la drammaturgia. Durante la performance il testo -attraverso la voce- fa permeare il suono dell’elettronica,  instaurando un dialogo complesso e delicato, basato sul ritmo, sul comportamento, sullo spazio e sul timbro. Un dialogo che dà vita a un intenso contrappunto sonoro costituito da geometrie  strutturali complesse e articolate. Con questa operazione il suono cambia la sua funzione, non rimane più sfondo relegato alla sola farcitura scenica, ma assume un ruolo da co-protagonista, diventa  contenuto espressivo e informativo. Solo in questo modo il suono riesce ad espandere, deviare, perturbare o completare l’azione e il suo contenuto scenico. Lo spettatore viene immerso in questo  contesto, in uno scambio di ruoli continuo dove il rapporto fra architettura musicale e rappresentazione scenica diventa imprescindibile, tanto che si ha quasi la sensazione di assistere ad un djset, un concerto od un’installazione sonora Lo spettacolo che avrebbe dovuto debuttare ad aprile 2020 è stato rielaborato per essere distribuito anche come un album musicale. Il 30 novembre 2020 in  occasione dei 120 anni dalla morte di Oscar Wilde è uscito il primo “singolo”, Those Gentle Haunts, brano dalle sonorità elettroniche il cui testo è estratto dal poema Humanitad. L’album completo è uscito il 29 gennaio 2022 ed è ascoltabile su tutte le piattaforme.

Data

29 Apr 2023

Ora

20:00 - 21:00

Costo

intero 8€ | under 18 3€

Maggiori informazioni

+39 327 409 5384

Etichette

IL TEATRO CHE CRESCE

Luogo

IAC
Matera - Via Casalnuovo, 154
+39 327 409 5384
Facebook
YouTube
Instagram