A chi serve un teatro?

A chi serve un teatro? | Editoriali

Questa piccola rivista nasce dal desiderio e forse dalla necessità di lasciare traccia di quello che stiamo facendo, di quello che stiamo costruendo, delle relazioni che stiamo tessendo, degli interrogativi che ci poniamo, delle riflessioni che ci attraversano, dei pensieri che si generano.

Nasce per raccontare cosa siamo in questo presente, sapendo che la vera forma arriverà dopo. 

Non il risultato, non dove siamo arrivati, ma cosa stiamo percorrendo, di quale materia viva siamo fatti in questo momento, cosa brucia, arde e freme in noi. 

Affinché possiamo trovare un tempo, nel correre quotidiano, nell’accavallarsi degli impegni, delle scadenze, delle promesse che ci siamo fatti, per fermarci e dirci ciò che stiamo facendo.

C’è bisogno di dircelo? Non dovremmo saperlo cosa stiamo facendo? Dovremmo avere molto chiaro ciò che stiamo facendo! Ma quello che stiamo facendo è un insieme di azioni, aspettative, desideri, tentativi, di più persone e non parlo solo di noi della compagnia, ma di tutti coloro che contribuiscono, influenzano, condizionano, determinano il nostro lavoro, la nostra crescita, il nostro teatro.

No, il nostro teatro non nasce da noi singole persone ma da noi comunità. Per quanto abusata, questa parola è per me ancora densa di senso. Non trovo altro modo per definirci, per definire i miei compagni e compagne di lavoro, i bambini, le bambine e adolescenti che frequentano i nostri laboratori, gli spettatori e le spettatrici che con affezione riempiono la nostra sala per vedere gli spettacoli (per non parlare di quando la sala si fa piazza), gli artisti e le artiste con cui condividiamo quest’arte misteriosa, altissima ma anche così piccola, elementare. Ed è per raccogliere tutte le voci che nasce questa rivista, per raccogliere esperienze, punti di vista, storie in qualche modo legate tra loro grazie al teatro, con la speranza che possa farsi un luogo di quiete, attraverso la bellissima pratica della scrittura e della lettura.

Nadia Casamassima

Sento una forte emozione alla pubblicazione di questo primo numero della rivista. Allo stesso tempo è un miracolo e una follia, qualcosa che abbiamo sempre voluto esistesse anche sul nostro territorio, ma non avremmo mai immaginato, alla fine,  di farlo proprio noi. Ma noi non facciamo questo mestiere!

Sì è vero, non è il nostro mestiere, ma crediamo nell’aiuto di chi conosciamo e pensiamo che questo miracolo, questa follia, possa diventare collettiva.

Il titolo “A chi serve un teatro?” arriva da una operazione che abbiamo iniziato già da qualche tempo, da quando abbiamo avvertito lo sconcerto di non avere un luogo dove fare (ed essere) teatro. Quindi questa è una rivista che serve per raccontare il teatro che non c’è, o meglio un teatro che vorrebbe esserci ma fatica a trovare una casa e delle compagne e dei compagni di viaggio.

È una domanda che poniamo prima di tutto a noi stessi, ci interroghiamo costantemente sul senso del fare teatro (e non solo) nella nostra città, Matera, che passa a cicli alterni dalla gloria alla polvere, dalla vergogna alla rinascita, per poi ripiombare in uno stato di inerzia e di mancanza di prospettive.

Ma non vogliamo parlare solo di noi e della nostra città e non vogliamo insistere troppo su quello che non va, perché c’è tanto da raccontare di quello che va. 

“A chi serve un teatro?” è anche uno spazio per raccontare di altro, di altri, di esperienze che nascono, che si consolidano e che meriterebbero un palcoscenico, un luogo dove potersi presentare e raccontare.  Immaginiamo questa rivista cartacea in controtendenza con quello che succede nel mondo della comunicazione, sentiamo che c’è bisogno di un tempo più meditato per scrivere, leggere e comprendere le cose, sentiamo che queste pagine di carta possano diventare un vero spazio performativo, del teatro, della musica, della danza e di altri linguaggi sperimentali.

Vogliamo dare spazio a molte e molti, quindi anche tu lettrice o lettore, se pensi di aver bisogno di uno spazio dove raccontare, scrivici, cercaci, trovaci. 

Andrea Santantonio

A chi serve un teatro? | Numeri

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Approfondimenti

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